Agricoltura 4.0, come il digitale può migliorare i raccolti
Non semi OGM “Frankenstein”, non pesticidi come il temibile glifosato o antiparassitari, bensì la tecnologia digitale. Anche il settore primario (l’insieme delle attività che riguardano agricoltura, pesca e allevamento) può insomma beneficiare della connessione dei dispositivi IoT per stare sul mercato in modo competitivo, come, per esempio, «sapere esattamente lo stato di salute di ogni pianta, se necessita ad esempio di acqua o fertilizzanti, conoscere qual è il momento migliore per la raccolta, capire in anticipo se i prodotti coltivati risponderanno a determinati standard qualitativi, raccogliere dati e avere strumenti adatti per processarli». Di agricoltura 4.0 si occupa un articolo apparso su Affari & Finanza, supplemento economico della Repubblica, a proposito del IV Forum organizzato qualche settimana fa da OsservaItalia, l’osservatorio sui consumi di A&F realizzato in collaborazione con Conad e Nielsen.
«Purtroppo – scrive Vito de Ceglia – fino ad oggi l’agricoltura è stata solo lambita dalla trasformazione digitale. Con il risultato che in Italia il valore della produzione delle imprese agricole resta tra i più bassi d’Europa, con 26 mila euro all’anno. In più continuano a soffrire della dipendenza dall’estero per molte produzioni, tanto che nel 2015 il saldo della bilancia commerciale è andato sotto di circa 4 miliardi e 700 milioni di euro».
Le produzioni agricole nazionali sulla carta hanno enormi potenzialità di business, che però non vengono sfruttate. «Scarsa concentrazione della produzione, che non mette in grado i singoli comparti di soddisfare la domanda delle imprese di trasformazione e del mercato interno in generale – ha elencato Francesco Pugliese, Ad di Conad – Ma anche la scarsa produttività e i costi esterni di filiera (mezzi agricoli, energia e utenze, packaging e trasporti/logistica) che rappresentano un terzo dei costi aziendali».
Ma cosa può fare il digitale per l’agricoltura? «Consente di accrescere la produttività in modo sostanziale perché le più moderne soluzioni tecnologiche contribuiscono ad aumentare la resa delle produzioni e ad abbattere voci di costo importanti – ha continuato Pugliese – Oggi sono in commercio apparecchi che analizzando le mammelle delle vacche e ne migliorano la mungitura, sensori che monitorano lo stato di salute degli animali o delle piante, Gps che mappano appezzamenti di terreno».
L’innovazione digitale, agricoltura 4.0, «è preziosa anche a livello gestionale, «Per capirlo – ha detto ancora Pugliese – basta guardare ai moderni sistemi di monitoraggio della qualità delle colture, ai sistemi di controllo di gestione, immagazzinamento e condivisione dei dati: tutti elementi che accrescono anche la capacità della singola impresa di fare sistema e di stare sul mercato giocando un ruolo più attivo».
Da considerare, infine, i consumatori: 25,1 milioni sono connessi. «Un’indagine Nielsen – si legge nell’articolo – mette in luce la loro continua e compulsiva ricerca sia di servizi che facilitano l’esperienza di acquisto, sia di prodotti che consentano di condurre uno stile di vita sano. Il “nuovo” consumatore vuole sapere tutto sui contenuti del cibo (72%). Apprezza le aziende che sono trasparenti su origini e modalità di produzione, allevamento e coltivazione dei prodotti (71%). È attento agli ingredienti che consuma (67%). Legge attentamente l’etichetta dei prodotti (55%). Ed è anche disposto a pagare un prezzo più elevato per i prodotti ecosostenibili (20%)». Il digitale accorcia le distanze e avvicina l’agricoltura alle tavole dei cittadini.