Al CES di Las Vegas il futuro della domotica

6 Gennaio 2017 Smart Building Italia


Si apre in queste ore il CES di Las Vegas (Consumer Electronic Show), la più grande fiera dell’elettronica di consumo, l’eletta vetrina mondiale delle meraviglie tecnologiche di oggi, di quelle future e di quelle futuribili. Per anni ignorato al di qua dell’Atlantico (tolti gli insider, ovviamente), il CES è giunto alla sua cinquantesima edizione e si è conquistato ormai la fama di un evento che determina tendenze e destini, mode e fatturati: già da qualche giorno, infatti, gli echi di quel che si presenta a Las Vegas si propagano sui media nazionali di carta e online.

Solitamente al CES si andava a vedere l’hi-fi, i pc, i televisori, i videogames. Lo si fa ancora, ma oggi l’attenzione dei media si è spostata anche verso settori che ci trasportano in un domani sempre meno fantascientifico, sempre più plausibile come per esempio le auto senza autista, le stampanti 3D, i droni, la casa intelligente.

Sulla Repubblica di oggi c’è infatti una pagina dedicata a quest’ultimo argomento: «Grazie all’intelligenza artificiale parleremo con la nostra casa». Il giornalista Jaime D’Alessandro ha intervistato Werner Vogels, il capo dell’innovazione di Amazon, che offre una riflessione non tanto sui dispositivi, ma sui software che governano il funzionamento della casa. Nel caso di Amazon questo software si chiama Alexa che il colosso dell’e-commerce di Seattle intende dare in licenza, aperto all’innovazione, alla diffusione, allo sfruttamento.

«Oggi si può chiedere ad Alexa di informarci sulle previsioni del tempo, – spiega Vogels – gestire il sistema di illuminazione, prenotare un volo, acquistare un certa cosa online. La prima personificazione dell’intelligenza artificiale nelle nostre case. In quanto “servizio” può avere “corpi” differenti e può controllare qualsiasi apparecchio collegato al web e ad una presa elettrica».

Ma la vera sfida è il riconoscimento del linguaggio, nel senso che il software (con Alexa di Amazon si aggiungono Assistant di Google, Siri di Apple, Cortana di Microsoft e Watson di Ibm) è in grado di svolgere compiti complessi, ma definiti: «L’apprendimento delle macchine, – dice Vogels – la loro capacità di imparare e di diventare sempre più precise, richiede l’analisi di una grande quantità di dati. E richiede tempo».

Insomma, comprendere il linguaggio è l’obiettivo di lungo periodo che va ben al di là dell’odierno significato di domotica. Comprendere vuol dire infatti saper distinguere il senso del discorso e le emozioni. «Una frase detta con un certo tono e un certo ritmo, può significare una cosa diversa se pronunciata in altro modo ma con le stesse parole», scrive D’Alessandro. «Già oggi quel che sta accadendo è rivoluzionario – aggiunge Vogels – sta cambiando la relazione con il mondo delle macchine. Di fatto invece di esser noi a dover imparare la grammatica di un computer, è il computer che assume la grammatica relazionale degli esseri umani. Una macchina alla quale possiamo dire di fare il bucato in un certo modo o di trovare i biglietti per un concerto».

Non dimentichiamo che tutta questa (futura) meraviglia starà nelle nostre case attraverso dispositivi e apparecchi collegati al web (o anche ad una presa elettrica). Se a Las Vegas i big si sfidano sulla domotica, bisognerà preparare loro il terreno, con il cablaggio verticale.