La fibra in casa è solo FTTH
«Sarebbe opportuno smettere di chiamare fibra ciò che fibra non è. Ormai tutti gli operatori offrono “fibra” a destra e a manca. Peccato che quando si va a vedere, nella maggior parte dei casi si tratta di un upgrade del buon vecchio doppino telefonico, con VDSL2. Chiamare quelle offerte “fibra” perché gli armadi di strada sono connessi alla rete in fibra (FTTC) non solo è scorretto (mi chiedo perché non vengano sanzionate come pubblicità ingannevole), ma porta a uno screditamento del settore in genere». Va giù piatto Marco Forzati (nella foto), consulente, Rise Acreo (società svedese di ICT), firmando un articolo pubblicato dal sito Agenda Digitale.
Inequivocabile il titolo dell’articolo: «La vera fibra è solo quella nelle case: non ci sono alternative per il futuro». Il succo del ragionamento di Forzati è la tecnologia FTTH, fiber-to-the-home, cioè la fibra che arriva dentro casa. Già lo scorso anno, a proposito dell’ingresso di Enel nel mercato della fibra Claudio Pavan, presidente di Confartigianato antennisti elettronici, commentò nel nostro sito «Si è scritto che Enel opererà in modalità FTTH, quindi portando la fibra fino all’abitazione, ma al contempo si è anche affermato che Enel si fermerà al contatore elettrico». Pare una non trascurabile questione di sigle, ma FTTH o FTTB (fiber-to-the-building) o addirittura FTTC (fiber-to-the-cabinet) ce ne passa.
Spiega infatti Forzati nell’articolo: «è sempre più difficile far finta che ci siano altre soluzioni: bisogna portare questa benedetta fibra in tutte le case e tutte le aziende, almeno nel medio-lungo termine. Il Fibre to the Home (FTTH) è complesso (specie quando si entra dentro i condomini), e richiede tempo e soldi». Già, i soldi. Ma quanti? La società belga di ICT Comsof, spin off del dipartimento Information Technology dell’Università di Gand, ha fatto la sua stima: per connettere tutte le abitazioni e le imprese dell’Unione europea occorrono 156 miliardi di euro. Una cifra monstre, ma non per Forzati. «Probabilmente non così proibitivo, – spiega infatti – considerato che stiamo parlando di infrastruttura che verrà utilizzata per decenni. Inoltre, una volta installata, la fibra ha costi di gestione decisamente inferiori rispetto al rame, al punto tale per cui spesso basta allungare l’orizzonte dell’investimento oltre i 5-10 anni canonici per cambiare il business case a favore del FTTH anche in aree a bassa densità abitativa. Un numero crescente di enti, sia pubblici che privati, hanno fatto i loro conti e stanno investendo in FTTH in zone rurali in giro per l’Europa, dalla Slovenia alla Norvegia».
Tenendo presente che l’autunno scorso la Commissione europea ha definito i nuovi obiettivi per il 2025 (100 Mbps al 100% della popolazione e 1 Gbps ai punti di interesse socio-economico, inclusi esercizi commerciali e scuole), è sempre più difficile far finta che ci siano altre soluzioni se non l’FTTH.