La sanità digitale e lo smart building

20 Febbraio 2017 Smart Building Italia


sanita_270«Così il digitale potenzia il diritto alla salute» è il titolo di un articolo pubblicato da agendadigitale.eu a firma di Carla Collicelli, sociologa del Censis. Un lungo testo nel quale si prendono in esame i vantaggi della sanità digitale (ricette digitali, cartella clinica elettronica e le prestazioni a distanza variamente declinate come continuità assistenziale, telesalute e teleconsulto, telerefertazione, telediagnosi e telemonitoraggio) e i problemi di varia natura – tecnici, organizzativi, procedurali, sociali, etici – che la diffusione di tale modalità comporta.

«La sanità digitale comincia a diventare una realtà concreta nel sistema della salute italiano – scrive Collicelli – Non vi è dubbio che con l’introduzione del digitale si possa ottenere una sanità migliore a parità di risorse, rendendo l’accesso ai servizi più comodo e funzionale alle esigenze dei cittadini, integrando i percorsi diagnostici e terapeutici, facilitando l’accesso alle cure con la creazione di punti di contatto localizzati nel territorio e nelle case stesse».

La sanità digitale, spiega ancora Carla Collicelli, genera inoltre «la convinzione che si possa creare un terreno fertile anche per l’empowerment dei cittadini (il termine inglese significa essenzialmente la consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni) che, insieme agli operatori, diventano attori attivi del sistema sanitario, coprotagonisti di un sistema sanitario che rompe ogni autoreferenzialità e rende possibile il loro contributo grazie a pratiche innovative, come la coproduzione di procedure e modelli più avanzati».

La sanità digitale starà pure decollando, ma stando alle ricerche svolte in Italia e in altri paesi della Ue, in Italia siamo ancora all’anno zero, o quasi. «I dati internazionali non sono molto positivi per quanto riguarda l’Italia. – scrive Collicelli – Secondo un indice sintetico di “eHealth adoption”, elaborato nell’ambito del Digital Scoreboard della Commissione europea, i primi cinque Paesi in Europa per utilizzazione degli strumenti digitali in sanità sono Danimarca (con indice pari a 0,87), Finlandia (0,84), Spagna (0,72), Olanda (0,71) e Svezia (0,67)». Il nostro valore è fermo a 0,26, siamo al 26° posto (su 29) per quanto riguarda la ricerca di informazioni online sui temi della salute e la percentuale di utenti italiani che cercano online informazioni sulla salute è al 30,4% contro la media Ue del 46%. Siamo al 20° posto nella classifica delle prenotazioni delle visite mediche via web, mentre sull’invio elettronico delle prescrizioni da parte dei medici di base ai farmacisti siamo al 17° posto (solo il 9% dei medici usa questo sistema, in Croazia la percentuale è un tantino più alta: il 99%). Infine, siamo al 14° posto (con il 31% dei medici) in merito alla condivisione dei dati clinici tra medici e pazienti e tra medici.

Il lungo articolo si sofferma su alcune esperienze fatte sul territorio, in particolare nel Veneto, e termina con queste parole: «Utilizzando le opportunità legate alle nuove tecnologie digitali è possibile modificare dal profondo la progettazione dei servizi sanitari e sociosanitari portando al centro dello stesso progetto decisionale i cittadini stessi e assegnando loro un ruolo attivo». La predisposizione alla rete delle abitazioni e degli edifici ha la sua importanza economica per la filiera, ma può avere anche profonde implicazioni di carattere sociale: la necessità dello smart building e del cablaggio verticale è evidente.