Manovre miliardarie sull’Internet of Things

26 Luglio 2016 Smart Building Italia


internet of things

È apparso ieri su Affari & Finanza, il supplemento economico de La Repubblica, un lungo articolo dedicato all’acquisizione da parte della giapponese Softbank dell’inglese ARM, oggetto l’Internet of Things. Eloquente infatti il titolo: Masayoshi Son il samurai di Softbank «Con ARM dominerò l’internet delle cose».

 

 

Andiamo per ordine: Masayoshi Son è il fondatore e CEO di Softbank, gigante delle tlc. ARM è produttore di microprocessori (i suoi chip, per esempio, si trovano dentro il 95% degli smartphone in commercio) con sede a Cambridge. Prezzo dell’operazione 24,3 miliardi di sterline (all’incirca 30 miliardi di euro). Con l’abituale gusto per l’iperbole delle cronache finanziarie, l’articolo recita che Softbank «vuole diventare l’Opec dell’internet of things giocando sul fatto che l’IoT è considerato il petrolio dell’economia digitale».

La strategia che sottende all’acquisizione di Masayoshi Son è molto semplice: «Tutte le cose saranno interconnesse e il più grande denominatore comune sarà ARM», ha scritto il Financial Times citando il tycoon giapponese (una fortuna personale di 15,2 miliardi di dollari, compreso tra i 50 uomini più influenti del pianeta secondo Forbes).

La mossa di Softbank non fa che confermare quel che è scritto nell’ultimo rapporto degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano: «Il 2015 sarà ricordato come l’anno in cui l’Internet of Things (IoT) “diventa grande”, rafforzando la sua centralità in tutti i campi della vita individuale e nel business delle imprese, con la sicurezza che si stanno creando i giusti presupposti affinché diventi un fenomeno ancora più dirompente nei prossimi anni».

«Quello dell’Internet of Things è un paradigma che ha origini lontane – scrive Affari & Finanza – citando Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del MIT di Boston. È stato coniato alla fine del secolo scorso da Kevin Ashton. Nel corso degli anni l’idea ha preso diverse forme, molte aspettative sono state deluse, ma il principio fondamentale dell’IoT è rimasto sostanzialmente immutato: gli oggetti possono raccogliere dati o accedere ad archivi di dati aggregati e trasmetterli in tempo reale. Il sogno si sta avverando oggi grazie alle reti cellulari e ai device che utilizziamo ogni giorno, in cui è centrale un’azienda come ARM». Una realtà sulla quale Masayoshi Son ha puntato 30 miliardi di euro.