Netflix e l’eccezione italiana
La casa sempre più luogo di competizione tra editori e provider di contenuti. È notizia di questi giorni lo sbarco in Francia di Netflix, il gigante americano del Video-on-demand. Entro la fine del 2014 arriverà anche in Germania, Austria, Svizzera, Belgio e Lussemburgo. Dopo Regno Unito, Irlanda, Norvegia, Svezia e Olanda l’espansione europea di Netflix continua a 7,99 euro al mese per l’abbonamento base, consentendo di scaricare film e serie TV su computer, smart TV, console, smartphone e tablet. L’Italia è lambita, ma non è ancora nei programmi espansivi di Netflix (oltre un miliardo di dollari nell’ultimo trimestre). In Italia sono già attive piattaforme Video-on-demand come Infinity di Mediaset, Sky Online o TimVision che generano un volume d’affari 30 milioni di euro per il 2014 (stima), coinvolgendo quasi 3 milioni di italiani over 15 (dati ANICA). A detta degli insider l’ingresso a breve di Netflix è escluso: mancano essenzialmente le infrastrutture in termini di banda, uno dei principali talloni d’Achille del nostro sistema Paese. Qualcun’altro fa notare anche che non è possibile pensare a uno sviluppo consistente di servizi in abbonamento dati gli alti livelli di pirateria e la “cultura” televisiva in Italia, unica nel suo genere nel continente europeo. Gli italiani non sono abituati a pagare i programmi TV dato il persistente predominio della TV generalista free. Tuttavia, come insegna l’esperienza, la tecnologia ha tempi velocissimi di evoluzione. Non è perciò detto che l’annuncio dell’ingresso di Netflix nel mercato italiano sia così lontano nel tempo.