Pensiamo al futuro nell’ottica della smart community

11 Ottobre 2016 Smart Building Italia


smart community

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Mercoledì 19 ottobre comincia All Digital – Smart Building con un workshop alle 14,30 (guarda il programma) durante il quale, grazie ad un panel formato dai rappresentanti istituzionali e delle più importanti realtà associative, verrà fatto il punto sul mercato dello smart building anche alla luce delle nuove norme che ne facilitano la realizzazione prendendo in esame i possibili prossimi scenari di un settore che costituisce una delle voci più dinamiche per l’edilizia italiana.

Nel panel c’è Donatella Proto, dirigente della Divisione II – comunicazioni elettroniche ad uso pubblico e privato. Sicurezza delle reti e tutela delle comunicazioni del Ministero dello sviluppo economico (nella foto), che in questa intervista illustra il punto di vista della pubblica amministrazione rispetto agli scenari smart che stanno prendendo forma.

«Il futuro arriverà comunque. Tocca a noi decidere se farci travolgere o riuscire a gestire la sua complessità». Dottoressa Proto l’abbiamo sentita fare questa affermazione durante lo Smart Building Roadshow. Qual è l’orientamento della pubblica amministrazione al proposito?
«Il contesto in cui i nuovi servizi digitali si sta sviluppando è di decisa deregolamentazione e se questa può essere un’opportunità è anche un rischio, in particolare per aspetti legati alla tutela della privacy e alla sicurezza delle comunicazioni, dei prodotti o dei dispositivi. Diventa perciò indispensabile garantire la sicurezza attraverso una concreta applicazione dei paradigmi e delle strategie basate sul cosiddetto approccio di privacy and security by design».

Occorre perciò intervenire e normare?
«Le norme non bastano, bisognerebbe piuttosto iniziare a pensare ed operare in un’ottica di smart community. I protagonisti di questo fenomeno epocale sono infatti le comunità di cittadini e le organizzazioni pubbliche e private che investono tempo e risorse sul territorio per uno sviluppo intelligente. Viene detto spesso che non bisogna fermarsi alle città intelligenti, ma creare comunità e territori digitali e la conoscenza serve a generare fiducia, evitando che i sogni dell’IoT si trasformino in incubi».

La strategia italiana per la Banda Ultralarga e per la Crescita Digitale 2014-2020 identifica nella promozione delle Smart City una delle azioni attraverso cui accelerare la crescita del Paese. Che fare?
«La crescente urbanizzazione a livello globale impone di considerare le città come laboratori dove sperimentare misure capaci di generare crescita economica e sviluppo sociale, assicurando un ambiente sicuro ed una comunità resiliente. La Smart City appare essere l’unico modello urbano sostenibile che si basa essenzialmente sull’IoT e sulle tecnologie 5G. Affinché vi sia uno sviluppo urbano sostenibile va evitato il consumo del suolo e ristrutturare quindi gli edifici, sostituendoli con costruzioni smart che possano costituire ambienti di test on air per esplorare praticabilità e prestazioni di specifiche soluzioni tecnologiche in scenari di interconnessione wired e wireless».

Dice esplorare. Esiste quindi un progetto in merito?
«È allo studio la fattibilità di un possibile progetto di redevelopment coordinato di alcuni edifici pubblici e privati che parta dall’adeguamento tecnico degli impianti presenti negli edifici individuati per il progetto e, dove necessario, attui interventi risolutivi in grado di predisporre impianti centralizzati multiservizio adeguati a sostenere le applicazioni 5G. Un supporto alla sperimentazione e produzione “in vivo” di nuove tecnologie si può rinvenire inoltre nel piano nazionale Industria 4.0 presentato lo scorso 21 settembre».