Più video in internet, più qualità con l’Ultra HD
In un’ANSA di oggi, mercoledì 21 giugno, si legge che «la mancanza di internet non è un problema che riguarda solo le aree rurali e i Paesi in via di sviluppo». Secondo l’indagine di Wireless Broadband Alliance «nelle otto nazioni più ricche del mondo, quelle con il Pil più alto, 1,75 miliardi di persone non sono connesse, e di queste 1 su 3 vive in grandi centri urbani». Per dire, a San Paolo sono 4,3 milioni di persone in digital divide (il 36% della popolazione), a Londra il 7% (625mila persone), a New York il 19% (1,6 milioni), a Mosca il 17% (2,1 milioni).
Chi può, viceversa, ci dà dentro. Lo studio Cisco Visual Networking Index (VNI) Complete Forecast dice infatti che fino 2021 la trasformazione digitale continuerà a far crescere il traffico internet. Naturalmente, molte persone usciranno dal digital divide (da 3,3 a 4,6 miliardi, il 58% della popolazione globale, in Italia arriveremo a 44 milioni); ci sarà una maggiore diffusione di device personali e connessioni machine-to-machine (da 17,1 miliardi a 27,1 miliardi, in Italia saranno 500 milioni rispetto a 294,1 milioni del 2016); aumenterà la velocità media della banda larga (da 27,5 Mbps a 53,0 Mbps, in Italia da 16,4 a 24,3 Mbps). Ma, soprattutto, sarà il video a dettare legge: dal 73% all’82% del traffico IP totale. A livello globale, entro il 2021, gli utenti video internet saranno 1,9 miliardi (esclusi quelli solo mobile) per un totale di 3 trilioni di minuti video al mese, l’equivalente di 5 milioni di anni di video al mese, 1 milione di minuti video ogni secondo.
Nel frattempo, la televisione non sta a guardare. In special modo sul versante della qualità dell’immagine. Eutelsat, i cui satelliti trasmettono i canali delle due piattaforme italiane – Sky e tivùsat – ha pubblicato il Rapporto Video Industry 2016 (per scaricarlo, clicca qui), frutto di un sondaggio che ha coinvolto 122 top manager di 38 paesi, campione rappresentativo del settore broadcast mondiale come operatori via satellite, cavo, pay TV, canali in chiaro, TV private ed anche IPTV/fibra, service provider tecnici, operatori OTT.
Argomento dell’indagine l’Ultra HD. Dalle risposte ottenute è emerso che i broadcaster stanno puntando a migliorare l’esperienza di visione dei propri utenti e che la diffusione di apparecchi televisivi Ultra HD/4K lascia prevedere un promettente mercato da esplorare (si stima che il numero di schermi Ultra HD/4K venduti nel mondo supererà i 122 milioni di pezzi entro il 2020, fonte: IHS Reserarch 2016). In particolare, l’Ultra HD è già nell’agenda del 66% degli intervistati. Il 35% è già impegnato in servizi Ultra HD in termini di produzione o di distribuzione di contenuti, mentre un altro 31% pianifica di lanciare un servizio in questo formato nei prossimi 5 anni.
Degli 84 canali e servizi in Ultra HD lanciati nel mondo, la metà è trasmessa via satellite e l’altra metà distribuita ai telespettatori per via terrestre (principalmente via streaming o IPTV). Il satellite viene, tuttavia, percepito come la piattaforma di distribuzione ideale per l’Ultra HD assicurando una gestione più agevole dei requisiti di densità di banda richiesti dalla tecnologia UHD, garantendo ubiquità e stabilità del segnale indipendentemente dal numero di telespettatori. Il 42% degli intervistati vede infatti nel satellite la tecnologia privilegiata per l’Ultra HD, mentre il 17% ha indicato l’IPTV/fibra. Il satellite è considerato il mezzo più efficiente per la trasmissione di nuovi servizi ad un numero di telespettatori più vasto possibile con una copertura che le piattaforme terrestri non sono in grado di raggiungere oggi.