Se anche Sky “trasmette” in banda ultralarga…
Lunedì scorso il supplemento economico Affari & Finanza del quotidiano La Repubblica ha pubblicato l’indiscrezione, poi ripresa da più fonti, secondo cui Sky e Open Fiber sono in fase avanzata per un accordo per il lancio in Italia del decoder Sky Q e per rendere visibile in streaming l’offerta dei canali Sky via banda ultralarga oggi trasmessi solo via satellite.
Banda larga, fonti: Sky Italia vicina ad accordo con Open Fiber https://t.co/PomHfKdJDD
— Reuters Italia (@reuters_italia) 27 marzo 2018
Se confermata (e non ci sono state smentite in merito), la notizia confermerebbe l’annuncio fatto in gennaio secondo cui Sky offrirà i suoi programmi anche via IP, senza cioè trasmetterli via satellite, seguendo l’altro annuncio, del 1 marzo, della partnership con Netflix per l’offerta di un nuovo pacchetto di abbonamento Sky.
«Se è presto per dare per fatto l’accordo – si legge nell’articolo – ancora di più lo è per capire quale potrà eventualmente essere il modello di business che la pay tv guidata da Andrea Zappia potrebbe realizzare in Italia. La nuova strategia andrà di certo ad incrociare le offerte di banda ultralarga degli altri operatori, Tim in testa ma anche gli altri che hanno un accordo con Open Fiber, a partire da Vodafone e Wind3, ma in che misura e in che tempi è difficile da stabilire adesso».
Appare tuttavia chiaro che, al netto della conferma della trattativa con Open Fiber, Sky sta individuando nella banda ultralarga in fibra ottica un modello di business parallelo al satellite. Almeno per il momento (spostare 4,8 milioni di abbonati italiani dal satellite alla fibra sarebbe infatti un’impresa ciclopica, tecnologica ed economica), ma già oggi Sky UK appare al settimo posto nel mercato europeo degli accessi a banda larga con una quota del 7,2%, Tim è al 7,5%. Quel che, soprattutto, appare chiaro è che il terreno di sfida per i broadcaster non siano più (solo) l’etere e lo spazio, ma anche la rete internet in fibra ottica con il futuro che sorride decisamente a quest’ultima. Recita, infatti, l’articolo de La Repubblica: «Il futuro è la fibra e proprio a questa convinzione è dovuta la pressione che anche sul mercato britannico sta crescendo da parte dell’Autorità di settore verso Bt perché acceleri la posa dei nuovi cavi in fibra».
In questo senso lo straordinario successo commerciale di Netflix rappresenta ormai un fenomeno di portata storica che sta radicalmente sconvolgendo a velocità siderale il panorama televisivo mondiale con implicazioni che riguardano anche il mondo dell’installazione come per il mercato dello smart building. L’appeal dei contenuti audiovideo è certamente un driver determinante per il cablaggio degli edifici ed in special modo il pubblico più giovane vorrà abitare in case abilitate alla connessione alla banda ultralarga in grado di trasmettere programmi in qualità HD ed in prospettiva anche in 4K che necessitano infatti di un’ampiezza di banda che solo la fibra ottica può garantire.
La nuova televisione richiede perciò un cambio di passo, cominciando dalla formazione dei tecnici installatori perché, inutile girarci intorno, il futuro va in quella direzione.