Smart Building Levante indica la via della crescita
Smart Building Levante esprime una direzione chiara in merito alla digital transformation. Pino Riccardi, segretario CNA area metropolita di Bari (nella foto), non ha dubbi: l’evento di Bari del 21 settembre è una risorsa che aiuta a colmare un importante gap, quello dell’informazione e della formazione, e cogliere una grandissima opportunità economica.
Smart Building Levante è alla sua seconda edizione: cosa si propone CNA Bari con questa iniziativa pensata per il territorio pugliese?
«Il tema dello smart building è uno dei fattori chiave della crescita. Il rinnovo delle dotazioni impiantistiche degli edifici costituisce, infatti, un nodo fondamentale sia per lo sviluppo delle reti di telecomunicazione ad alta velocità che per lo sviluppo di nuovi servizi in una dimensione complessiva di sostenibilità. CNA Bari mira in tal senso ad indicare una strada sicura per lo sviluppo delle aziende e per generare nuova occupazione in un ambito di smart city che già da alcuni anni è tema strategico per la città metropolitana di Bari».
In un recente articolo Donatella Proto, dirigente del MISE, ha lamentato un ritardo nell’applicazione di norme che dovevano sbloccare il mercato dello smart building, anche da parte delle stesse amministrazioni locali. Cosa si deve fare secondo lei per superare questa impasse?
«Serve molta informazione e molta formazione. Smart Building Levante va proprio in questa direzione: sensibilizzare tutti gli attori del sistema, dai progettisti ai tecnici della pubblica amministrazione sull’importanza di conoscere, rispettare e far rispettare norme che sono state introdotte proprio per armonizzare l’impegno del Governo in tema di reti a banda ultra larga con gli impianti d’edificio, i cosiddetti “verticali”, che non possono andare a costituire il collo di bottiglia del sistema».
Smart building e smart city: due facce della stessa medaglia che spingono verso l’efficienza e la sostenibilità dei territori: può essere una grande occasione per il Meridione d’Italia per superare storici ritardi?
«Ne sono convinto. Non solo il Meridione, ma l’Italia ha una grande occasione, avendo a disposizione beni non delocalizzabili, come il patrimonio culturale, paesaggistico ed agroalimentare che possono sviluppare un’industria dei servizi e della qualità in chiave green che va a sposarsi naturalmente con eccellenze riconosciute a livello planetario. Sotto questo profilo il nostro Paese, che ha già sposato questi temi, potrebbe essere all’avanguardia».
CNA significa PMI e artigiani: il tema dell’innovazione tecnologica del patrimonio edilizio secondo lei è un’opportunità da cogliere? E cosa suggerirebbe per non mancare all’appuntamento con la crescita?
«La prima risposta è sicuramente sì. Il patrimonio edilizio italiano è in buona parte da rinnovare e studi recenti ci dicono che l’impiantistica costituisce già oltre il 30% del valore degli interventi su edifici nuovi. È evidente che c’è molto lavoro da fare e alcuni incentivi stanno aiutando a sbloccare un mercato che con la crisi si era ridotto ai minimi termini. Alla seconda domanda rispondo con una parola: formazione. Serve competenza: le nuove tecnologie sono più complesse e bisogna sapersi aggiornare per non rimanere tagliati fuori. Già oggi ci dicono che le aziende faticano a trovare tecnici preparati a lavorare sulla fibra ottica e questo non deve accadere. Allineare formazione e aggiornamento professionale alle reali esigenze del mercato è un impegno che vogliamo assumere anche come CNA, ma che deve impegnare tutti, a partire dalla scuola».