Televisione sempre più grande e sempre più broadband

19 Gennaio 2018 Smart Building Italia


La televisione rimane al centro dell’ecosistema smart. È quanto è emerso al recente CES di Las Vegas: «è sempre al primo posto ed è sempre più grande», informa infatti il sito Media Duemila. Nell’occasione, «LG ha addirittura presentato il primo schermo UHD da 65″ realizzato in tecnologia OLED riavvolgibile, sistema che coniuga dimensioni sempre più grandi per vivere esperienze multimediali sempre più immersive con la gestione flessibile degli spazi casalinghi». Il mercato dei  piccoli televisori in termini di volume è in calo con un tasso sceso a 1,6 apparecchi per famiglia. Sul grande schermo, d’altra parte, si assiste a una crescita a due cifre, ha spiegato un manager dell’azienda coreana.

La conferma della tendenza arriva anche da Ernesto Assante per La Repubblica: «Quello dei televisori è un mercato che sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti. I televisori diventano sempre più grandi e più connessi, con una qualità d’ immagine incredibile e con possibilità di personalizzazione sempre più ampie, ma anche con sistemi di intelligenza artificiale e assistenti vocali». I numerosi osservatori che scommettevano che il pc avrebbe sostituito la TV, adesso, probabilmente, staranno per cambiare idea: sta accadendo il contrario.

Televisori sempre più grandi e mirabolanti, spesso e volentieri in dimensioni “kolossal”, quindi. Ma non sono solo le caratteristiche dimensionali e tecnologiche a determinare il periodo di cambiamento che interessa la televisore. C’è infatti altro, molto altro. C’è una radicale rivoluzione in corso in conseguenza all’affermarsi delle piattaforme di streaming; insomma, la televisione che arriva da internet. Lo certificano anche le cifre, quelle della società ITMedia Consulting, secondo cui «La pay TV, con una crescita del 2,6%, diventa nel 2017 la prima risorsa del mercato, sorpassando la pubblicità». Si ricava di più dalle formule di abbonamento (siano broadband come Netflix o via satellite) che dagli inserzionisti. E «nei prossimi 2 anni, in termini di piattaforme, il dato più significativo riguarda la Broadband TV che nel 2019 diventerà la modalità primaria di accesso in 3,5 milioni di abitazioni», commenta ITMedia Consulting.

Il che ha fatto intonare un nuovo de profundis per la “vecchia” TV lineare. «Attualmente la vera TV è quella che scorre sulle maglie della rete, sotto forma di dati che consentono il flusso streaming audio video. Il digitale, dunque, ha ufficialmente messo la freccia e sorpassato la televisione, che pare essere destinata al “decesso”», si legge infatti nel sito Cor.Com, che però conclude con prudenza: «Va però detto che non sarà un passaggio immediato: ad oggi, la TV rappresenta ancora un dispositivo con un potente ruolo sociale, ovvero il focolare attorno al quale le famiglie ancora si riuniscono».

In effetti, un grande studioso dei media come Derrick de Kerckhove, sociologo che ha lavorato insieme a Marshall McLuhan e direttore scientifico di Media Duemila e dell’Osservatorio TuttiMedia, non pensa al “decesso” della televisione quanto piuttosto ad un cambiamento di senso della televisione «fagocitata sì da internet» come tutti gli altri media del resto, ma che nel processo di integrazione «non perduto la sua identità».

Resta infine da capire se il televisore inteso come elettrodomestico e focolare della casa, oltre alla sua funzione originaria di trasmissioni di contenuti, siano essi broadcast o broadband, non sia destinato a diventare nella sua evoluzione tecnologica, ed acquisita appunto la sua persistente centralità domestica, anche il terminale intelligente dello smart building. Tutte le funzioni di building automation governate e monitorate attraverso il display, con facilità, tramite il telecomando. Una smart TV compiutamente più smart, dunque. L’ulteriore passo di un’integrazione che pare non conoscere limiti e che potrà condurci in una dimensione ancora tutta da sperimentare.