Un rapporto inglese sullo smart building

22 Luglio 2016 Smart Building Italia


smart building

Come può l’ambiente costruito diventare più intelligente? È la domanda posta all’inizio del terzo Rapporto Osborne Clarke “Smart cities in Europe: the future of the built environment” (scaricatelo cliccando qui, è in inglese) pubblicato qualche giorno fa. Uno studio che indaga il modo in cui le nuove tecnologie possono migliorare gli edifici trasformandoli in smart building.

Osborne Clarke è una società legale e di consulenza internazionale che, tra le sue attività, si occupa di economia digitale. Logico il suo interesse nel conoscere opinioni ed esperienze di costruttori immobiliari, produttori e sviluppatori di tecnologie e rappresentanti delle pubbliche amministrazioni sui nuovi modelli di smart building, sull’edilizia sostenibile, sui nuovi materiali, sulle soluzioni più intelligenti relative al consumo energetico ed idrico, sulla connettività degli edifici, sulla raccolta, l’elaborazione e la gestione dei dati. Lo ha fatto con questa ricerca in cui si leggono cose interessanti sul presente (e sul futuro) dello smart building, compresi due specifici casi presi in esame: la stazione King’s Cross a Londra e i Business improvement districts (Bid) ad Amburgo, un edificio ed un intero quartiere oggetto di un’opera di riqualificazione urbana che ha aumentato la capacità di attrazione del luogo, ridotto l’impatto ambientale e valorizzato l’economia di prossimità.

«Quali risposte abbiamo ottenuto alla nostra domanda? – si legge nel rapporto – Abbiamo scoperto che esiste una gran varietà di tecnologie innovative, modelli di business, progetti architettonici per rendere l’ambiente costruito più smart. Ma, soprattutto, si sono innescati nuovi modi di pensare l’edilizia». Peter Day, partner di Osborne Clark, ha infatti commentato: «Vi è un chiaro cambiamento di prospettiva nell’industria edile e immobiliare verso le costruzioni associate alla tecnologia.

Attenzione, però. Uno degli ostacoli all’innovazione, al pensare ed agire realmente smart, è continuare a ragionare isolati. «Quali sono gli ingredienti chiave per il successo? Come specificato nelle nostre precedenti relazioni – spiega Simon Beswick, international CEO di Osborne Clark – la collaborazione tra investitori, società immobiliari, agenzie governative, aziende tecnologiche, architetti, imprese di costruzione e comunità locale è essenziale se si vuole che l’ambiente costruito diventi effettivamente intelligente».

Collaborazione e integrazione sono perciò le parole d’ordine per l’edilizia smart. Le stesse contenute nel messaggio di cui si è fatto portatore All Digital – Smart Building sin dal suo ingresso al SAIE di Bologna ormai tre anni fa.