Video on demand in 4K: banda larga cercasi

22 Settembre 2015 Smart Building Italia


vodOttobre è dietro l’angolo e ad ottobre arriva in Italia Netflix (ancora sconosciuto il giorno), piattaforma made in USA di video on demand. La curiosità sull’impatto che Netflix avrà sul mercato nazionale è lecita. È lecito chiedersi anche se l’attuale capacità della rete riuscirà a soddisfare tutte le richieste di contenuti in 4K offerti da Netflix e da altre piattaforme simili (nell’aprile scorso, in occasione dell’HD Forum Conference, Infinity, che fa capo a Mediaset, ha presentato lo streaming in Ultra HD sviluppato su piattaforma HbbTV). Se l’è chiesto il giornale online key4biz.it, considerato che, secondo l’operatore satellitare Eutelsat, «gli europei sono disposti a pagare fino a 10 euro al mese per avere il 4K». Mentre le vendite di televisori Ultra HD decollano vistosamente (4,7 milioni di unità venduti a livello globale nel primo trimestre 2015, +400% rispetto all’anno precedente), «si pone il problema dell’ampiezza di banda necessaria per garantire servizi di qualità», scrive key4biz.it.
Se la capacità richiesta per lo streaming in Ultra HD varia da broadcaster a broadcaster (BT raccomanda un minimo di 44 Mbps, Netflix 25, UMAX in Corea 32), key4biz.it calcola che «nel caso di una famiglia di quattro persone che usano i loro device allo stesso tempo, le esigenze di ampiezza di banda crescano rapidamente per avvicinarsi agli 80-90 Mbps». Soluzioni? Investire in tecnologie g.fast per accelerare sul rame, ma la migliore per il lungo periodo è la fibra ottica che lasciarebbe capacità ulteriore per il normale accesso a internet degli utenti e da un crescente numero di dispositivi connessi all’Internet delle Cose.